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Rionero e dintorni   

storia e altro      

a cura di Franco Pietrafesa

 
 

 

 

 

 

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Album

  • Rionero fotografata: fotografi primo 900

 

 

 

Michele Nigro

(1870-1936)


 

 

 

Lo studio fotografico di Michele Nigro era in via Gianturco, di fronte al fontanino ai piedi della scala che sale al rione Costa. Davanti alla sua macchina fotografica a soffietto a lastre, montata sul treppiedi di legno, sono passate centinaia di donne, bambini, uomini rioneresi, in posa davanti a scenografie degne dei più rinomati atelier di ritrattistica fotografica delle grandi città: cortine di velluto, quinte di tessuto damascato, fondali dipinti con svariati attrezzi di scena, colonnine di legno, tavolini con vasi in stile antico, piante, fiori, poltrone, divanetti, cavallucci di legno per i bambini. Erano fotografie, o meglio, come più comunemente si usava chiamarli, ritratti commissionati, il più delle volte, per lasciare un ricordo a casa, prima di emigrare oltreoceano.

Anche Michele Nigro, nato nel 1870, era emigrato giovanissimo a New York, insieme ai fratelli e al padre Pasquale, un calzolaio che aveva vissuto a Rionero negli anni turbolenti dei briganti e delle rivolte postunitarie. A differenza del resto della famiglia, però, Michele volle tornarsene a Rionero:  aveva capito che nei compaesani in  America c’era una forte  nostalgia non

 

 

solo del paese natio ma anche del cibo e dei sapori lasciati in Italia. A Rionero, messa su famiglia, in breve tempo diede vita ad una redditizia attività di esportazione verso gli Stati uniti d’America di prodotti alimentari tipici del Vulture (vino, olio, salumi, formaggi, legumi) che manda non solo agli amici del circolo Artigiano di New York (Nicola d’Adamo, Luigi Libutti, Nicola d’Angelo, Alfredo Di Lonardo, Donato d’Adamo e altri), ma anche agli amici del fratello più piccolo Antonio, nel frattempo diventato medico e professore della facoltà di medicina dell’Università New York.

Non sappiamo come e quando Michele Nigro cominciò a dedicarsi anche alla fotografia, in maniera così professionale da farne una seconda attività lavorativa. Ebbe, per esempio, l’incarico ufficiale di documentare l’andamento dei lavori nel Vulture dell’Acquedotto Pugliese, realizzando una serie di fotografie diventate poi cartoline edite dalla stessa società per l’acquedotto. “Ricordo –scrive a questo proposito da Verona Michele Nigro, nipote omonimo del nostro fotografo- che le cartoline relative alle varie fasi di avanzamento dei lavori erano state raccolte con una fascetta in pacchetti di cinquanta esemplari. Tutto è andato perduto nel trasloco della mia famiglia da Rionero a Roma nel 1958”. Gli amministratori comunali lo chiamarono spesso a fotografare le più importanti manifestazioni cittadine. Per esempio, sono sue le prime cartoline del monumento al generale Pennella. Per la parrocchia dei Morti produsse le due fotografie, molto conosciute, di due feste di San Mauro degli anni 20 del secolo scorso, in formato 17x23, applicate su cartoncino stampato con il nome del fotografo. Abbiamo rintracciato poco di una probabile sua produzione di fotografo del paesaggio rionerese. Soltanto una “veduta generale” di Rionero, stampata in formato 9x28.

Nel 1936 Michele Nigro morì per un incidente provocato da un cavallo imbizzarrito. Per qualche tempo continuarono l’attività di fotografo la moglie e, fino alla laurea in medicina, il figlio Pasquale.