chiudi

Questo sito utlizza cookie necessari al funzionamento e alle finalità illustate nella Cookie Policy. . Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera acconsenti all'uso dei cookie.

Rionero e dintorni   

storia e altro      

a cura di Franco Pietrafesa

 
 

 

 

 

Home page

 

 

Miscellanea

luoghi

 

lu putássë


 

A Rionero, procedendo lungo via Roma in direzione Ospedale, prima di imboccare via Fiera si percorre un breve tratto di strada di poche decine di metri intitolata a Michele Granata. Qui, approssimativamente, dove sono gli edifici contrassegnati dai numeri civici 6 e 8, nella seconda metà dell’Ottocento e fino ai primi anni del Novecento c’erano due locali che ospitavano un laboratorio per la produzione di carbonato di potassio. Ne era titolare il signor Vincenzo Musio che aveva creato un vero e proprio opificio per la produzione di potassa che dava anche lavoro ad alcuni operai.

Musio otteneva l’estrazione di carbonato di potassio dalla cenere con un metodo molto rudimentale. La cenere veniva ottenuta bruciando i rami più giovani di alberi, soprattutto faggi, dei vicini boschi di Ripacandida. Di qui, raffreddata e chiusa in grossi cassoni, veniva trasportata a Rionero dai trainieri e conservata al coperto. Un poco alla volta, la cenere veniva raccolta in strati, a mano a mano umettati, all’interno di botti che avevano il fondo con uno o due fori; quindi veniva bagnata ulteriormente da adeguate dosi di acqua e lasciata riposare fino a che tutta la lisciva fluiva nel vaso di raccolta sotto la botte. A questo punto il materiale ottenuto si lasciava evaporare in grosse caldaie di ferro fino ad ottenere la potassa grezza che, infine, veniva venduta ai negozianti rioneresi e dei paesi limitrofi che la smerciavano al minuto.

La potassa veniva utilizzata per la fabbricazione domestica del sapone dal grasso animale, soprattutto in tempo di macellazione dei maiali.

La fabbrica di potassa di Vincenzo Musio era molto conosciuta tanto da dare il nome al luogo dove era situata (lu putássë) e alla fontana nel piazzale vicino (la fundána r’ lu putássë) da cui sicuramente attingeva l’acqua anche Musio e che pare fosse alimentata da una diramazione di Fontana Maruccia.

Ancora oggi nei pressi di quel luogo, in via Nino Bixio, il fontanino che ha sostituito la vecchia fontana è chiamato comunemente “fontanino del potasso” e “via Potasso” è il nome della strada che da via Michele Granata porta ai sedici archi del ponte della ferrovia.