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Nel libro “Sette anni di sodalizio con Giacomo
Leopardi” Antonio Ranieri, il giovane amico con cui il poeta
trascorse gli ultimi anni della sua vita a Napoli, racconta che
spesso andava a prendere Leopardi al “Caffè a canto di Taverna
Penta a Toledo” dove era solito recarsi “per sottrarsi alla
temperanza di un gelato o due”.
Taverna Penta era una taverna di Napoli fin dalla
fine del Cinquecento, situata ai Quartieri Spagnoli laddove
ancora oggi esiste una via del Canale alla Taverna Penta.
Famosissima, faceva concorrenza all’altrettanto nota Taverna del
Cerriglio, situata nel quartiere Porto e ricordata per
l’aggressione lì avvenuta al pittore Caravaggio nel 1609.
Pare che il nome Taverna Penta derivasse non da
quello di un suo ipotetico proprietario, ma dagli affreschi
delle sue pareti interne, cosa peraltro comune alle taverne,
bettole, locande del tempo.
Penta, dunque, deriverebbe da pentato
(dipinto, pitturato), dallo spagnolo pintar.
Un’altra Taverna Penta, o Taverna Pinta, era
situata lungo la strada consolare delle Calabrie, ad una decina
di miglia a sud di Salerno, nella piana del Sele. È presente già
nella carta geografica di Giovanni Antonio Magini, che nel suo
foglio “Principato Citra olim Picentia” stampato a Bologna nel
1620 la posiziona a due miglia dal ponte doganale sul Picento.
Dopo Magini, altri cartografi del 600 e del 700 hanno riportato
il toponimo “Taverna Penta”, come pure numerosi “libri di
viaggio” del XVIII secolo. Era una stazione di posta, destinata
al cambio di cavalli, al ristoro e anche al pernottamento dei
viaggiatori. Il fabbricato, ampliato, modificato, ristrutturato,
è giunto fino a noi e fa parte del circuito delle Dimore
Storiche Italiane. Ubicato nei pressi dell’odierna Pontecagnano,
appartiene alla famiglia Morese, titolare dell'azienda agricola
omonima che produce prodotti caseari che hanno proprio il
marchio "Taverna Penta".
Non sappiamo se c'era una relazione fra questa
taverna e quella di Napoli, ma è probabile che durante il
periodo della dominazione spagnola ve ne fossero altre con lo
stesso nome. Per esempio Taverna Penta era anche il nome del
primo nucleo abitato di Poggiomarino, un comune del napoletano,
alle origini costituito da un gruppo di case riunite intorno ad
un’osteria, la Taverna Penta appunto. A Ruoti, in provincia di
Potenza, tra i toponimi del centro storico c'è una Strada
Taverna Penta.
Ci pare, dunque, che Taverna Penta fosse per
antonomasia il posto dove si somministravano pasti e
alloggiavano i forestieri.
A Rionero era
ubicata al centro del paese, lungo il tratto urbano della strada
nazionale che dal 1900, dopo l'uccisione del Re, è
intitolato a Umberto I.
Fino ad oggi non abbiamo ancora trovato carte notarili o
catastali che fanno riferimento a quell’edificio che in una
fotografia del 1858 è caratterizzato da una tettoia antistante
sorretta da due archi frontali che rimandano a quelli odierni
disposti su tre lati. Abbiamo motivo di credere, però, che le
origini di Taverna Penta risalgano alla seconda metà del
Settecento, al periodo di grande incremento demografica di
Rionero, che vide, tra l’altro, una numerosa migrazione di
famiglie dal salernitano e dalla Valle del Picento in
particolare. È quella la zona in cui sorgono Sieti di Giffoni,
patria dei Fortunato, e San Cipriano Picentino, luogo d’origine
della famiglia Giannattasio. Quest’ultimo comune era a sole
dieci miglia dalla Taverna Penta di Pontecagnano e pare che
proprietaria di Taverna Penta a Rionero fosse proprio la
famiglia Giannattasio.